di Stefano Rosa
Il dubbio più forte è come dare priorità a tutti i ricordi che Radio Venezia International scatena in me. Solo sentir parlare di radio, in automatico la mia mente si posiziona a quella fantastica epoca che va dalla metà degli anni settanta all’inizio degli ottanta dello scorso secolo. E anche qui parlare dello scorso secolo non è semplice. Mi sembra sia trascorso troppo tempo. E forse è davvero così. Ricordo come mio cugino Claudio Bonamano, mi disse un giorno di fine estate del 1975, che un paio di suoi amici, Massimo Rossi e Giulio De Polo, stavano pensando di fare una radio. Io che all’epoca avevo 17 anni, facevo difficoltà a capire cosa voleva dire fare una radio, ma scoprii in seguito che anche loro non avevano le idee chiare. Sapevamo che esistevano Radio Giaguaro Treviso e che Radio Padova stava muovendo i primi passi. Ma esisteva anche Radio Milano International. Ci piacque la denominazione INTERNATIONAL e la adottammo per il nome della NOSTRA radio che divenne RADIO VENEZIA INTERNATIONAL. A tutti noi da subito, probabilmente perché era nel nostro dna, ci è piaciuta l’idea di mettere in onda della musica e di comunicare alle persone che ci stavano ascoltando le nostre sensazioni. Ma andiamo con calma. Io dovevo ricoprire incarichi tecnici, Giulio già sentiva scorrere nelle vene la passione per il giornalismo, Claudio non perse tempo a gestire le pubbliche relazioni, mentre Massimo cominciò a pensare alla componente organizzativa. I primi appuntamenti furono a casa di Giulio. Io portai un piccolo trasmettitore FM, ci dotammo di qualche disco in vinile portato da casa, riuscimmo ad arrangiare un mixer un microfono e due piatti. Contavamo solo qualche ascoltatore, per lo più amici. In seguito Massimo convinse i genitori a farsi sponsorizzare per aprire la radio e nel giro di poco tempo cominciammo a trasmettere dalla camera di Massimo con un mixer e un trasmettitore da 100watt acquistati da Radio Milano International sulla magica frequenza di 100,7 Mhz FM che in seguito divenne stereo. Che giornata splendida quella trascorsa a Milano nella sede di RMI. Eravamo così giovani e affascinati da quel mondo.
Gli eventi si succedevano molto velocemente. In breve lasciammo la cameretta di Massimo per andare a trasmettere dalla sede di Calle Racchetta a Venezia. Non ci rendevamo conto che era nata la prima radio libera di Venezia. Da subito si iniziò a trasmettere per diverse ore al giorno e iniziarono a fioccare le prime richieste di collaborazione. Di conseguenza prese forma una scaletta di trasmissioni giornaliere che diventò quello che oggi viene chiamato palinsesto radiofonico. La cosa che più mi sorprese e che ancora oggi mi lascia stupito, è stato il telefono. E’ incredibile quanto squillava quel magico 041-28767. Suonava sempre, di continuo, a tutte le ore e la forza con cui la gente ci voleva parlare, era davvero straordinaria. C’era chi ci voleva conoscere, avevamo una nutrita schiera di fans. C’era chi richiedeva di ascoltare i suoi pezzi preferiti per radio e molto spesso ci attaccava anche una dedica a qualcuno. C’era chi voleva sapere se ci poteva vedere, visitare, entrare in uno studio radiofonico. C’era chi ci invitava a cena o a pranzo. C’era chi voleva pagarci per fare della pubblicità alla sua attività professionale. C’era chi voleva entrare a far parte dello staff della radio.Stavamo diventando famosi e non ce ne rendevamo conto. Bellissimo.
Di quel primo magico anno di vita di RVI, ricordo il terribile evento del maggio 1976. Il terremoto che colpì il Friuli. A parte i ricordi personali, la paura e le angosce, legate a quei terribili momenti e al dopo terremoto, è stato memorabile vivere e partecipare ad una fantastica gara di solidarietà che vide protagonisti i cittadini veneziani. La radio diventò un mezzo di diffusione locale che informava il cittadino, sui luoghi e sugli orari che le varie istituzioni di volontariato stavano organizzando, con lo scopo di raccogliere beni di necessità per i terremotati. È stata un’attività che ci impegnò tutti per diverse settimane, quelle fondamentali per garantire un primo soccorso. La gente ci telefonava per sapere dove poteva portare le cose, voleva sapere in quali orari si potevano portare, voleva sapere cosa serviva portare. Molti misero a disposizione le loro imbarcazioni per trasportare le cose a Piazzale Roma, affinché venissero traslocate sui mezzi in partenza per il Friuli. Vedere quindi la “nostra” radio essere parte integrante e attiva di questo movimento di soccorso è stata una esperienza unica e indimenticabile.
Altro evento di quel magico 1976, fu il “circo” di RVI. Quando compimmo nove mesi di vita, la famiglia Rossi decise di invitare tutti i collaboratori a cena presso un famoso ristorante di Venezia, cena a base di scampi alla griglia e cuvee Franciacorta. Che meraviglia ! e che bevuta ! al termine, Massimo ebbe la bella idea di andare tutti in radio, nella minuscola, prima sede di Calle Racchetta e di andare in onda in diretta con il Circo di RVI, una demenziale trasmissione dove ciascuno di noi si è espresso per 10 minuti dando il suo meglio, sulla falsariga di quello che era il copione della trasmissione che conduceva. Massimo era il conduttore e introduceva a turno ciascuno di noi. Io ricordo di aver fatto 10 minuti di disco music dove, riascoltando adesso, non si riesce a capire quasi nulla di quello che dicevo. Custodisco molto gelosamente una copia quasi integrale digitalizzata di quella trasmissione.
Questa è la storia del primo anno di vita di RVI. Poi vennero i rapporti con le tutte le case discografiche, le classifiche che ci videro per alcuni momenti tra i primi posti in Italia fra le radio con i maggiori meriti per la promozione discografica dell’epoca, poi venne la televisione, le partecipazioni alla mostra di musica leggera del Lido di Venezia, l’intervista a Paul Mc Cartney.
I DJ di RVI erano fra i più richiesti nelle discoteche del centro storico di Venezia, dove avevamo quasi il monopolio e inoltre facemmo alcune stagioni nelle più prestigiose discoteche di Cortina d’Ampezzo. Che dire ! Eravamo giovani, spensierati e allegri. Come lo siamo oggi, anni a parte!
Ciao. Stefano Rosa.